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autore
brano
 
Apuleio
Della magia, 43
 
originale
 
[43] Haec et alia apud plerosque de magiis et pueris lego equidem, sed dubius sententiae sum, dicamne fieri posse an negem, quamquam Platoni credam inter deos atque homines natura et loco medias quasdam diuorum potestates intersitas, easque diuinationes cunctas et magorum miracula gubernare; quin et illud mecum reputo posse animum humanum, praesertim puerilem et simplicem, seu carminum auocamento siue odorum delenimento soporari et ad obliuionem praesentium externari et paulisper remota corporis memoria redigi ac redire ad naturam suam, quae est immortalis scilicet et diuina, atque ita uelut quodam sopore futura rerum praesagare. uerum enimuero, ut ista sese habent, si qua fides hisce rebus impertienda est, debet ille nescio qui puer prouidus, quantum ego audio, et corpore decorus atque integer deligi et animo sollers et ore facundus, ut in eo aut diuina potestas quasi bonis aedibus digne diuersetur, si tamen ea pueri corpore includitur, an ipse animus expergitus cito ad diuinationem suam redigatur, quae ei prompte insita et nulla obliuione saucia et hebes facile resumatur. non enim ex omni ligno, ut Pythagoras dicebat, debet Mercurius exculpi. quod si ita est, nominate, quis ille fuerit puer sanus, incolumis, ingeniosus, decorus, quem ego carmine dignatus sim initiare. ceterum Thallus, quem nominastis, medico potius quam mago indiget; est enim miser morbo comitiali ita confectus, ut ter an quater die saepe numero sine ullis cantaminibus corruat omniaque membra conflictationibus debilitet, facie ulcerosus, fronte et occipitio conquassatus, oculis hebes, naribus hiulcus, pedibus caducus. maximus omnium magus est, quo praesente Thallus diu steterit: ita plerumque morbo ceu somno uergens inclinatur.
 
traduzione
 
Questi ed altri esempi in molti autori ho letto intorno alle arti magiche e ai fanciulli, ma sono incerto se debba negarne o affermarne la possibilit?. Tuttavia credo, con Platone, che fra gli d?i e gli uomini esistano alcune divine potest?, intermedie per la loro natura e per lo spazio che occupano, le quali altres? governano tutte le divinazioni e i miracoli della magia. Ed invero io penso tra me stesso che possa l'anima umana, specialmente semplice e pargoletta, s? per l'estasi che la incanti, s? per lenimento di profumi, addormirsi e sollevarsi all'obl?o delle cose presenti e che, per poco rimossa la memoria del corpo, ella si riduca e torni alla natura sua che ?, come ognuno sa, immortale e divina, e cos? presagisca come in visione di sogno l'avvenire. Ma naturalmente, se a codesti fatti bisogna prestar fede, dovrebbe questo non so quale antiveggente fanciullo, per quanto ne sento dire, essere scelto bello e intatto di corpo, ingegnoso e facondo, perch? la divina potenza abbia in lui degna dimora, se veramente essa si introduce nel corpo di un ragazzo: oppure perch? l'anima, appena desta, ritorni subito alla sua visione delle cose future, che bene impressa in lei e per nessuna dimenticanza offesa e affievolita, si ripresenti di nuovo senza ostacoli. Infatti, come diceva Pitagora, non ogni legno ? buono per scolpire Mercurio. Se ? cos?, ditemi chi sia stato quel fanciullo sano, incolume, ingegnoso, bello, che con i miei incanti ho voluto iniziare ai misteri. Ma quel Tallo, da voi nominato, ha bisogno pi? di un medico che di un mago; l'infelice ? tormentato dall'epilessia s? che tre o quattro volte al giorno spesso cade a terra, senza bisogno di incantesimi, con tutto il corpo fiaccato da convulsioni, la faccia ulcerosa, la fronte e l'occipite pieni di contusioni, gli occhi inebetiti, le narici dilatate, i piedi vacillanti. Mago, il pi? grande di questo mondo, ? quegli alla cui presenza Tallo possa reggersi a lungo sulle gambe: tante volte, ripiegandosi per il male, come per sonno ? costretto a cadere.
 

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